domenica 30 settembre 2007

Roberto e l'informatica

Uno di questi giorni telefono a Roberto per assicurarmi che ci sia e poi vado a Campo Tizzoro perché ...... mi deve far vedere com'è possibile che si possa collegare al blog senza poterci scrivere.
Nel frattempo mi candido come intermediario fra lui ed il blog: che mandi a me un'e-mail con il contenuto che vuol pubblicare ed io lo pubblico a suo nome (anche se con contenuti politici a me non propriamente familiari, of course).
Saluti da Gherardo

Saluto...

Spariro' dal blog, probabilmente per tutto il prosimo mese, dato che, come ho gia' spiegato, non riesco a scriverci dal computer di casa (dove pero' posso leggervi).

Pertanto salute a tutti. In attesa del prossimo incontro virtuale.

Rob

sabato 29 settembre 2007

Mc Namara

Cari ragazzucci
da un po' son scomparso; e qui non e' neppure estate. Vedo sul blog che gia' state fissando date per ulteriori mangiate, confermando cosi' quanto diceva Celine, secondo il quale la prevalente facolta' umana sarebbe stata quella digestiva...
Ma non e' di questo che intendo dirvi, bensi'di un premiatissimo documentario/intervista che ho visto e che vi raccomando, se gia' non lo avete visto (non credo sia proprio recente). Il titolo inglese e' "The fog of war", un termine usato, pare, per indicare la confusione nell'analisi delle situazioni di guerra, causa l'infinita quantita' di fattori influenzanti, ed e' disponibile - almeno qui - nei noleggi di DVD.
E' una lunga intervista, inframezzata da filmati dell' epoca, a un 85enne Robert Mc Namara, acutissimo, sveglio e appassionato, che racconta trent'anni di storia americana.
Il film e' suddiviso in "lezioni". Ve ne cito una: non fidarsi di cio' che si crede e nemmeno di cio' che si vede. Nell' assumere i dati di una situazione, spiega, cio' che gia' si crede sicuramente non aiuta; cio' che si vede neppure, perche' mostra un lato solo. Porta ad esempio di questo un incontro al vertice (a cena) con non so' quale ufficiale Nord Vietnamita, quando la guerra era gia' in corso da anni. L'incontro, racconta, fini' quasi a manate, ma durante la cena lui si rese conto di un fondamentale frainteso: in base a quanto si vedeva, il settimo cavalleggeri era convinto di essere in missione per arginare l'espansione Cinese nel S-E asiatico; i Viet combattevano una nuova occupazione coloniale.
Il Nord Vietnamita cade dalle stelle: i cinesi? Li abbiamo combattuti per secoli e certo non li vogliamo tra i coglioni. Chiarisce che la loro e' una guerra di indipendenza; non vogliono ne' cinesi, ne' francesi, ne' americani - che loro pensano essere li' per sostituirsi ai Francesi. Noi, dice Mc, stavamo combattendo il comunismo; loro una guerra di indipendenza. Non avevamo mai avuto intenti coloniali e la nostra presenza li' si faceva ogni giorno piu' impopolare a casa.
Di li' lui comincia ad appoggire il ritiro, le sue opinioni divergono da quelle di Johnson e viene licenziato.
A un certo punto, citando T.S. Eliot - che Mc dice di apprezzare infinitamente - dice che la vita e' un viaggio; vedi molti posti e alla fine di ritrovi nel posto di partenza "and you know the place for the first time". Aggiunge ridendo "this is what I am doing now". E questo, per inciso, e' pure quello che sto facendo io.
Con questo vi saluto. Gia' vi invidio il pranzo natalizio, ma conto di rileggervi prima, e mi ci vorra' un sacchetto attaccato agli orecchi per contenere la salivazione.
Riguardo all' energia, sono stato fin qui un nuclearista convinto, dato che non capivo perche' il verdume insistesse per decenni a ignorare le emissioni da combustione, e nella speranza che il nucleare (fiss) potesse essere solo una temporanea stampella in attesa di energie piu' pulite. Mi pare che ancora non ci siamo, ma forse non siamo neppure troppo lontani. Vorrei aggiungere una mia mania: non si puo' parlare di ambiente, se non si parla di un ridimensionamento delle aspettative. L'economia mondiale e' basata sul consumo e gli occidentali di oggi, abbacinati dall' importanza che danno a se' medesimi, pensano che tutto gli sia dovuto; vogliono tutto, piu' grosso e' di piu'. Sorvolando sull' inerente mancanza di buon gusto, credo che se non si riducono i consumi a termini piu' sobri, non si va da nessuna parte. Tanto piu' ora che una fetta enorme di umanita' si sta affacciando ai consumi (e raccontarlo a loro sono cazzi).
Vi abbraccio, belli a-abbronzatissimi e rilassati come siete. Ma qui gia' sta cambiando il tempo, oggi c'e' l'ora legale e di qui in poi tocca a noi di quaggiu'.

Jac l'eremita.

venerdì 28 settembre 2007

Sabato 15 dicembre

Che ne pensate di sabato 15 dicembre (a pranzo) per l'incontro di Bologna/Osteria del Sole?

Rob

BIRMANIA



Affinché possiamo ricordare questo bellissimo "regime" e chi lo ha sempre protetto e continua a proteggerlo (anche in ambito ONU)!

Gherardo

PS
Del Governo Italiano ...... se ne parla fra qualche giorno (è sia una promessa che una minaccia !)

Prossimo incontro

Ad esclusione dell'ultimo sabato pre-natalizio (cioè ad eccezione del 22 dicembre) per me va bene sempre.
Gherardo

mercoledì 26 settembre 2007

Tanto perche' resti scritto...

Per chi fosse interessato, Francesco propone il periodo subito prima di Natale per l'eventuale incontro di Bologna/Osteria del Sole.

Salute, gioia e prosperita' per chi legge e a tutti gli altri.

Roberto

lunedì 10 settembre 2007

Nucleare e non

I fronti sono schierati e le posizioni difficilmente si cambiano. Tuttavia aggiungo due notarelle.

Di carbone (non a caso e' di origine vegetale) ce n'e' una quantita' 'discussa', ma certo enormemente piu' grande rispetto al petrolio. Le tecnologie per avere emissioni pulite e senza liberazione di anidride carbonica mi sembrano molto piu' facili da realizzare rispetto a quelle per rendere sicure le centrali nucleari e le loro scorie.

Il carbone e' molto piu' diffuso nel mondo rispetto ai minerali nucleari, che sono in un numero limitato di posti, almeno in quantita' utilizzabili. Provate a pensate al carbone in Europa e vengono in mente un sacco di posti, un po ' anche in Italia, mentre di nucleare non ce n'e'. Qualcuno sostiene, e temo abbia ragione, che se il nucleare venisse usato un po' di piu' finirebbe ancora prima del petrolio!

I tedeschi nel '44 avevano cominciatoa ottenere benzina dal carbone, con un processo molto, troppo, costoso, ma forse si potrebbe far di meglio.

Rubbia, capira' poco di fisica, ma forse piu' di Veronesi (che ricordo fra i firmatari della richiesta di nuove centrali nucleari) e ha calcolato che dal solare, gia' con le tecnologie che stanno sperimentando in Spagna, si potrebbe ottenere l'energia che proviene dalle varie centrali termiche italiane, utilizzando una superficie grosso modo pari a quella della Sicilia.

Ok non si puo' 'sciupare' tutta la Sicilia, ma come si importa l'energia elettrica dalla Francia, non si potrebbe cominciare a pensare a importarla da paesi come l'Algeria, che hanno enormi estensioni di deserto e sole a volonta'?

Le scorie sono un capitolo a parte ma sono un gran casino. Pensate che non siamo riusciti ancora a liberarci delle scorie del poco nucleare utilizzato in Italia ormai parecchi anni fa. Chi pensate che se le prenderebbe in quantita' ancora maggiori? Forse nel terzo mondo, pagando un po' di soldi. Salvo che poi qualche terrorists sarebbe disposto a pagare ancora meglio...

Alla prossima.
Roberto

sabato 8 settembre 2007

Nucleare e Quinta C

Io penso di essere un nuclearista empirico: non vedo finora come l'energia elettrica possa essere prodotta se non grazie all'uranio e derivati, almeno nella quantità sufficiente a sostenere lo sviluppo economico di una popolazione mondiale crescente, e con aspettative crescenti. Non mi pare che l'energia solare ed eolica rappresentino, per ora, delle alternative serie e mi domando quanta superficie del mondo dovrebbe essere coperta di scudi solari e di tralicci a pale per soddisfare il presente fabbisogno di energia. Il paesaggio desolato che ne risulterebbe non verrebbe a costituire un nuovo problema ecologico, per dimensioni e abitabilità? Certo, oltre alla questione di assicurare un funzionamento non inquinante delle centrali nucleari c'è quello delle scorie radioattive e credo che Roberto abbia voluto dire che non c'è (per ora) la garanzia che esse vadano a finire dove dicono che vanno (ammesso che lo dicano: mi confesso ignorante anche di questo particolare e cruciale punto. Infine, in generale, il complesso dei problemi ecologici che vengono accumulandosi senza essere risolti né ora, né in una ragionevole prospettiva temporale, lascia adito anche a previsioni preoccupanti, credo, attorno alle loro conseguenze politiche. Sembra verosimile infatti che, ormai in vista di alcuni limiti assoluti della compatibilità dell'ambiente planetario con caratteristiche essenziale della civiltà attuale (come la produzione, il consumo e la crescita demografica), prenda a svilupparsi una tendenza intesa al governo autoritario e pianificato delle risorse, come aspetto cruciale del Nuovo ordine mondiale (una dittatura ecologica? ma anch'essa potrebbe prendere diverse direzioni...in ogni caso, quei sistemi politici che il nostro secolo ha buttato fuori dalla porta, in futuro potrebbero rientrare dalla finestra). Mi pare che, in confronto a questi interrogativi, il problema della riduzione della povertà nel mondo, ad esempio, impallidiscae abbia, ormai, una dimensione minore, diciamo, di cinquanta anni fa). L'affermazione che "l'umanità (la società) si pone SOLO i problemi che è in grado di risolvere", in un tale contesto, suona purtroppo ciecamente ottimistica, o sarcastica.
francesco

martedì 4 settembre 2007

Per chi legge

Cari scomparsi,
spero siate tutti vivi e vegeti.

Provo a riprendere un vecchio argomento.
Tra le ultime cose che nessuno dei gloriosi ha notato vorrei ricordare la 'perdita' di materiale radioattivo in Giappone, da una centrale atomica data per sicurissima, a seguito di un terremoto non particolarmente violento.

Qualcuno ha notato inoltre che nessuna centrale atomica in costruzione, o costruita da diversi anni a questa parte, e' a capitale privato. Ci sono tanti sostenitori del nucleare, ma nessuno che sia disposto a scommetterci in proprio.

L'unica centrale in costruzione in Europa e' in Finlandia, a capitale pubblico, prevista pronta in 10 anni, si sta avviando verso i 13, e i tempi finlandesi non sono i nostri.

In Inghilterra e' gia' accaduto che centrali costruite dopo la prima crisi petrolifera, del 1973, abbiano dato energia piu' costosa di quella proveniente dal petrolio. Naturalmente la differenza e' stata a carico dei contribuenti inglesi.

Riguardo alla segnalazione delle scorie. Qunati di noi sono in grado di capire una delle tante scritte in latino che si trovano in Toscana e risalenti a pochi secoli fa?

Allla prossima.

Roberto