Esiste un locale, nel centro di Bologna, l'"O"(in Vicolo dei R), assai antica (XV secolo: la trovi su Google), tenuta dalla fine della guerra in poi da LS, ben nota in una parte del notabilato bolognese di una certa età; e anche giovanile-intelligente di sinistra.
E' un locale con caratteristiche uniche, ormai, nella penisola: ci si può non solo bere vino, ma portare con sé roba da mangiare e consumarla sul posto.
I frequentatori rappresentano una fauna assai svariata. Nel fine settimana capitano diversi giovani, stranieri, curiosi bolognesi e non. Il nocciolo duro è costituito da ormai anziani protagonisti della vecchia Bologna "biascicanotte" dei primi decenni del secondo dopoguerra, artisti, pittori, musicisti (tra i più giovani FT, degli S, ad esempio) ... . Poi ci sono vecchi professionisti della zona del centro storico, qualche avvocato, altri bottegai del mercato di via delle .
L'atmosfera politica che vi si respira è variata anch'essa: il tenutario, S, era di destra ma non fascista. Numerosi avventori, tuttavia, lo sono: gente in polemica con Fma sostanzialmente, mi pare, innocui; ex-repubblichini rassegnati e di orientamento più conivivale che politico. Ci sono anche numerosi democratici di sinistra, più qualche rifondarolo. L'Osteria è di tanto in tanto frequentata da gente come , G(naturalmente...) e altra gente in vista. Vi hanno fatto apparizione, un paio di anni fa, A e s. Il primo, ci ritorna ciclicamente. Il G vi condusse D, quando l'Università lo laureò honoris causa.
E' un luogo deliziosamente retrò, per così dire, sopratutto nei gusti gastronomici, gli stili di vita, l'abbigliamento, il modo di scherzare e di parlare sul serio dei suoi avventori. Il discorso sociale è improntato a un civettuolo enciclopedismo: ma è un fatto che vi confluiscono i racconti e i vivi portatori di esperienze umane molto diverse antropologicamente e assai scaglionate nel tempo e nello spazio del secondo Novecento. L'entrata delle Signore è sommessamente commentata con educata ammirazione. Non vi vola un mòccolo, né una bestemmia. Nessuno si ubriaca. Al tempo stesso, l'Oste era consapevolche un'oesteria è un luogo nel quale si vanno a spegnere, illusoriamente, anche i drammi personali. I bambini non vi sono accolti per questo. Con tutto ciò, l'Oste era volubile, capriccioso, arbitrario: del resto, come ovunque (credo) egli ha la capacità legale di rifiutare da bere a che non ritenga in grado di sopportarlo. Selezionava, in parte, i suoi avventori. Era un conoscitore di uomini, intesi da lui zoologicamente, al modo antico (borbonico, dico): ognuno ha un carattere incoercibile e difficilmente riformabile. Ci sono le persone per bene, quelle no e i disgraziati importuni. Non poteva sopportare autonomi e punk a bestia: certe volte, ho dovuto reprimermi per sopportare il suo minaccioso atteggiamento verso questa fauna. Ma confesso che penso che avesse sostanzialmente ragione. Invoco clemenza: ho dei pregiudizi, che condivido con gente anche molto lontana politicamente da me.
A me pare un gran bel posto, di un fine gusto sociale plebeo-aristocratico, da Regno delle due Sicilie e al tempo stesso molto, molto bolognese; orchestrato e disciplinato dalla personalità eccentrica, intelligente e fondamentalmente seria e ben educata dell'Oste L e della sua fidanzata (definizione dell'Oste in articulo mortis, intervistato dai giornali locali), D.
Io spero che Daniela riapra il locale, abbastanza presto. Nel qual caso, vi inviterei a rivederci qui. Per me ne varrebbe la pena.
Qualcun altro sente il fascino di posti come questo?
francesco
martedì 5 febbraio 2008
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