Caro Franz
credo anche io che la vicenda giudiziaria di Sofri sia stata "complicata". Pesonalmente tendo a preferire la mancanza di complicazione della giustizia anglosassone, dove se non sei provato colpevole sei innocente.
Sofri e compagni non mi hanno mai incantato. L' equivalenza ri-dichiarata (nel '91!) da costui tra Resistanza e LC mi pare confermare testardamente l' errato assunto (oops, che svista!) che ha giustificato agli occhi di molti l'adesione al terrorismo.
Il '68 - politico - di cui parli non e mai piaciuto neppure a me. Dico politico perche' all' epoca il cosiddetto movimento (una confortante, arbitraria e confusa definizione) veniva suddiviso tra i "politici" e "l'ala sconvolta del movimento".
Se i secondi erano caratterizzati da una presenza di cretini addirittura superiore alla media (wow!), i primi si erano autonominati coscienza salvatrice del resto del mondo, rispolverando polverose dottrine filantropiche ottocentesche (il marxismo).
Ai miei occhi, quelle giovani coscienze si ritrovavano a salvare la patria sotto la non originale, individuale e poderosa spinta del successo personale nel branco (=fica, come per tutti gli altri). E tanto basti per loro.
Circa la visione idilliaca della guerra fredda, tovarish Benvenutko, ho memorie diverse.
Ricordo la permanente preoccupazione per un equilibrio assai instabile - accompagnato dalla disponibilita' di mezzi distruttivi senza precedenti, amministrati largamente da militari - che veniva mantenuto a scapito della rampa di lancio di turno (Cuba, Paesi dell' Est, Vietnam, Afghanistan, ecc.).
Circa i'ssocialismo reale, non ho mai apprezzato partiti unici, liste uniche, metodica "sparizione" di persone, fossero queste quadri, semplici cittadini, obbiettori di qualunque genere. Se le purghe staliniane erano il costo dell'industrializzazione dell' USSR, come all'epoca mi diceva il mio fratello, per me sarebbe forse valsa la pena di indugiare un momento ancora sull' agricoltura.
Che poi la coercizione sia aiffine benemerito della giustizia sociale o a difesa di privilegi, a me non importa un cazzo: siamo al di sotto della soglia della decenza, sulla strada sbagliata e ricominciamo da capo.
Dove fossero i privilegi e la giustizia sociale nell' arcadia marxista che vedi nell' USSR del tempo, proprio non saprei. A quel che mi risulta, era bye bye democracy e un sistema e i suoi gestori - grandi e piccoli - che mantenevano i propri privilegi e in culo ai compagni cittadini. Questi ultimi proprio contenti non dovevano essere, a giudicare - ce ne fosse stato bisogno - dallo spettacolare tonfo di USSR e annessi, pochi anni dopo (darne la colpa al povero Gorby non mi pare un'ipotesi credibile). A ben pensarci, il fatto che quasi tutti, se non tutti, i premier russi avessero fatto apprendistato alla testa del KGB non mi pare un segno incoraggiante.
Per questo non mi sarei sentito rassicurato se avessi notato che l'Impero russo (che palle questi imperi; mai nessuno che si faccia i cazzi suoi) aveva raggiunto"il culmine della potenza" nel '75.
Personalmente,poi, davvero non apprezzo stati padri-padroni che decidono cosa devo fare, pensare, ecc, anche se mi mandano la figliola a scuola gratis.
Interessante notare come sia i "legalitari" del PCI che la piccola borghesia rivoluzionaria extraparlamentare dell' epoca, entrambi sognassero paradisi antidemocratici. Con Berlinguer si comincia a delineare il tentativo (lodevole, ma abortito poi per mancanza di immaginazione) di virare verso un eurocomunismo socialdemocratico e liberale.
Ritengo grave assai la mancanza di attenzione e l'adesione al dogma che hanno portato il tuo partito e il sindacato (come pure gli extraparlamentari del '68 - diversa per loro la cosa dopo) a ignorare che il ceto debole a quel punto non era piu' la classe operaia - in corso di trasformazione in middle-class - ma i non occupati, cui piu' tardi si sarebbero aggiunti - con la globalizzazione - i diseredati di tutto il mondo.
Interessante pure che, mentre i buoni e i cattivi sognavano bellicose o pacifiche rivoluzioni, furuncolose mezze seghe stessero lavorando altrove - e all' epoca non poteva fregargliene meno a nessuno - alla vera rivoluzione di quella fine millennio, che avrebbe cambiato la vita di noi tutti e gli equilibri del mondo: l'informatizzazione.
Concludo questa noiosa pappardella con un tocco di colore. Recentemente un programma televisivo ci ha informati - sulla base di interessanti testimonianze e documenti di archivio - su come faceva il compagno Beria per trombare: andando in giro in macchina occhieggiava qualche leggiadra fanciulla; la indicava agli scherani che balzavano di macchina e la seguivano per identificarla. Il giorno dopo la prescelta veniva prelevata per strada e infilata a forza in una macchina. Di li' alla dacia del compagno B., in una stanza chiusa a chiave. Poi il viscido nanetto entrava nella stanza e faceva presente alla signora/ina che nessuno avrebbe sentito i suoi urli e che quindi si tirasse su le sottane senza fare storie, che' altrimenti si sarebbe fatto aiutare da altri. Per qualche giorno le visite nella stanza/cella si ripetevano; poi la signorina veniva ridepositata dove era stata prelevata.
Un' anziana e posata signora (all' epoca un' attrice che B. aveva visto in teatro) ha raccontato senza acrimonia la sua vicenda nei dettagli. Ha concluso - con calma - che di li' in poi aveva deciso che se di nuovo si fosser ritrovata a dover subire violenza sessuale, si sarebbe uccisa.
Compagno B., riprenditi dal sogno ad occhi aperti: e' di Beria che sto parlando.
Circa l' assenza di violenza di stato di quei tempi e la fragilita' psicologica di Pinelli, ma via! Credo che nessuno pensi davvero che i servizi non fossero ampiamente responsabili delle bombe. Penso che ci fosse realmente una strategia della tensione e che l'idea non fosse venuta ne' ai neofascisti - strumenti, infiltratissimi - ne' ai servizi medesimi (che poi i mestatori fossero le istituzioni in quanto tali o le forze oscure che le occupavano, poco cambia); credo che la magistratura ossequiente si affrettato' a rovinare la vita all'inoffensivo ballerino Valpreda perche' erano stati istruiti che era meglio sbrigarsi a trovare un (altro) colpevole; credo che Pinelli non si sarebbe buttato (se lo fece da se') dalla finestra se lo avessero lasciato a finire la cena a casa sua; credo probabile che fosse stato sottoposto a pressioni indecenti per ottenere da lui conferme che buttassero la colpa sugli anarchici (avesse puntato il dito e firmato, le sue probabilita' di sopravvivere erano comunque a quel punto poche, o nulle); credo che la polizia sia responsabile della salute degli arrestati/interrogati, psicolabili o no; credo che il vertice sia comunque responsabile per le azioni dei sottoposti e che se non ne e' al corrente la situazione sia gia' grave. Credo che la strategia della tensione fosse violenza di stato.
Ordinate le panzanelle
Semper vale, Francisce, e a tutti abbracci
Uncino
venerdì 23 marzo 2007
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