sabato 16 maggio 2009

68 chi era costui?

Pare che la mente per far presto selezioni dagli stimoli esterni (ad esempio la vista) una serie di punti e riempia il resto con materiale tratto dalle conoscenze gia' acquisite; quest'ultimo procedimento passa - pare- sotto il nome di immaginazione (per chi come me avesse inteso l'immaginazione come la capacita' di vedere cio' che ancora non e' mai stato). Approssimazione in cambio di velocita'. Piu' o meno come fanno i computer.
All'atto della conoscenza quindi, due processi soggettivi:
1. la scelta iniziale dei punti rilevanti
2. Il ripieno, pescato dalla propria storia individuale.
Se poi si valutano eventi passati, finiscono nel calderone anche le susseguenti deformazioni della memoria.
Nessuna sorpresa, Roberto, se i fermenti dei nostri venti anni appaiono diversi a diversi di noi. Non me ne dorrei: contrariamente a quel che di solito si fa, si dovrebbe essere piu' interessati alle opinioni discordanti che non rassicurati da quelle concordanti.
Rob, mi par d'intendere che tu parli del tuo 68, politico e extraparlamentare, piu' che di un piu' generale passaggio culturale che ha finito per coinvolgere un po' tutti, non solo le frange piu' visibili. (viva i Ref di divorzio e aborto e l'affrancamento di molte donne italiane dall'oscurantismo clericale).
Quello che a me sembra caratteristico dei fermenti dell'epoca e' la crisi intergenerazionale: mezzo secolo di guerra aveva reso inservibili, cosi' com'erano, valori e riferimenti culturali, ma non per le generazioni che avevano vissuto i conflitti da adulti.
A noi e' toccata un'opera di ripulisti di un monte di vecchiume retorico risorgimental clericale sopravvissuto al conflittone. L'obbiezione alla Guerra nel Vietnam, ad esempio, segna una svolta: per la prima volta diventa per molti moralmente lecito valutare l'adesione alla guerra su base individuale.
Ma restando alla supercazzola politica con scappellamento a sinistra, ho sempre visto come arroganza la faciloneria con cui alcuni pensarono che il cambiamento "di struttura" sarebbe bastato a cambiar le menti. Bastava fare la rivoluzione e, sim salabim, ecco l'uomo nuovo. Mhhh!. Il terrorismo brigatista fu figlio di quell'arroganza.
Se si doveva mirare alla struttura, ovvio che si aggiustasse il tiro al bersaglio grosso, la societa'; amen per la scuola.
Ma la scuola era stata gia' ampiamente danneggiata, ove non fosse bastata la sua incapacita' di rinnovarsi, dalla demagogia del diritto allo studio, come fu (mal)inteso allora, e dal sogno sinistro di una societa' assistenziale.
La capacita' di accesso (legale - legge Codignola - ed economica) per molti se non per tutti, siluro' l'istruzione terziaria, mentre i bassi salari e la difesa a oltranza del posto di lavoro arenavano nella scuola uno zooccolo duro di gente mediocre (in questo non molto era cambiato) che avrebbe proceduto di li' in poi per anzianita' e non certo per meriti e contributo personali e avrebbe visto nel cambiamento un rischio per i benefici personali acquisiti.
Circa l'idea dell'Albarosa degli esami di gruppo con gente che saccheggiava esami e lauree, non fini' tutto li', son d'accordo, ma io di quella roba ne ho vista parecchia nei miei anni a architettura.
Statemi tutti bene
Jac
PS, mentre mi dolgo dell'assenza di Arturo dal blog, non mi spiace che il 2008 di ricorrenza celebrativa sessantottizia sia rimasto inesploso. Guarderei avanti, dove si mettono i piedi - che' ancora si muovono.

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