Cari ragazzucci
da un po' son scomparso; e qui non e' neppure estate. Vedo sul blog che gia' state fissando date per ulteriori mangiate, confermando cosi' quanto diceva Celine, secondo il quale la prevalente facolta' umana sarebbe stata quella digestiva...
Ma non e' di questo che intendo dirvi, bensi'di un premiatissimo documentario/intervista che ho visto e che vi raccomando, se gia' non lo avete visto (non credo sia proprio recente). Il titolo inglese e' "The fog of war", un termine usato, pare, per indicare la confusione nell'analisi delle situazioni di guerra, causa l'infinita quantita' di fattori influenzanti, ed e' disponibile - almeno qui - nei noleggi di DVD.
E' una lunga intervista, inframezzata da filmati dell' epoca, a un 85enne Robert Mc Namara, acutissimo, sveglio e appassionato, che racconta trent'anni di storia americana.
Il film e' suddiviso in "lezioni". Ve ne cito una: non fidarsi di cio' che si crede e nemmeno di cio' che si vede. Nell' assumere i dati di una situazione, spiega, cio' che gia' si crede sicuramente non aiuta; cio' che si vede neppure, perche' mostra un lato solo. Porta ad esempio di questo un incontro al vertice (a cena) con non so' quale ufficiale Nord Vietnamita, quando la guerra era gia' in corso da anni. L'incontro, racconta, fini' quasi a manate, ma durante la cena lui si rese conto di un fondamentale frainteso: in base a quanto si vedeva, il settimo cavalleggeri era convinto di essere in missione per arginare l'espansione Cinese nel S-E asiatico; i Viet combattevano una nuova occupazione coloniale.
Il Nord Vietnamita cade dalle stelle: i cinesi? Li abbiamo combattuti per secoli e certo non li vogliamo tra i coglioni. Chiarisce che la loro e' una guerra di indipendenza; non vogliono ne' cinesi, ne' francesi, ne' americani - che loro pensano essere li' per sostituirsi ai Francesi. Noi, dice Mc, stavamo combattendo il comunismo; loro una guerra di indipendenza. Non avevamo mai avuto intenti coloniali e la nostra presenza li' si faceva ogni giorno piu' impopolare a casa.
Di li' lui comincia ad appoggire il ritiro, le sue opinioni divergono da quelle di Johnson e viene licenziato.
A un certo punto, citando T.S. Eliot - che Mc dice di apprezzare infinitamente - dice che la vita e' un viaggio; vedi molti posti e alla fine di ritrovi nel posto di partenza "and you know the place for the first time". Aggiunge ridendo "this is what I am doing now". E questo, per inciso, e' pure quello che sto facendo io.
Con questo vi saluto. Gia' vi invidio il pranzo natalizio, ma conto di rileggervi prima, e mi ci vorra' un sacchetto attaccato agli orecchi per contenere la salivazione.
Riguardo all' energia, sono stato fin qui un nuclearista convinto, dato che non capivo perche' il verdume insistesse per decenni a ignorare le emissioni da combustione, e nella speranza che il nucleare (fiss) potesse essere solo una temporanea stampella in attesa di energie piu' pulite. Mi pare che ancora non ci siamo, ma forse non siamo neppure troppo lontani. Vorrei aggiungere una mia mania: non si puo' parlare di ambiente, se non si parla di un ridimensionamento delle aspettative. L'economia mondiale e' basata sul consumo e gli occidentali di oggi, abbacinati dall' importanza che danno a se' medesimi, pensano che tutto gli sia dovuto; vogliono tutto, piu' grosso e' di piu'. Sorvolando sull' inerente mancanza di buon gusto, credo che se non si riducono i consumi a termini piu' sobri, non si va da nessuna parte. Tanto piu' ora che una fetta enorme di umanita' si sta affacciando ai consumi (e raccontarlo a loro sono cazzi).
Vi abbraccio, belli a-abbronzatissimi e rilassati come siete. Ma qui gia' sta cambiando il tempo, oggi c'e' l'ora legale e di qui in poi tocca a noi di quaggiu'.
Jac l'eremita.
sabato 29 settembre 2007
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