Ho corretto gli erroracci giustamente rilevati da Gherardo e opera di un correttore ormai 'appannato', e forse anche un po' rincoglionito.
Comunque avevo fatto e visto di peggio. Su una copertina di un libro della Fabbri una volta lasciai due erre a Fabbri. Fortunatamente qualcuno (un altro Gherardo ?) se ne accorse prima della stampa.
Alla Nuova Italia invece l'errore più famoso ripescato all'ultima bozza riguardava un testo di storia, dove c'erano dei 'sacerdoti addetti al culo (per culto naturalmente) di Iside'.
Alla Sansoni negli anni sessanta fu stampato un calendario omaggio che fini' al macero perché nessuno aveva tenuto conto che l'anno era bisestile.
I due errori rilevati da Gherardo erano di due tipi diversi. Per il motagna senza enne sarebbe bastato il correttore ortografico del computer, che io tendo ingiustamente a trascurare. L'altro (accento per indicare apostrofo) era di quelli più' insidiosi, che il computer non e' in grado di riconoscere (di questo secondo tipo anche culo per culto e l'anno bisestile).
Ho letto 'L'incantatrice di Firenze' recentemente tradotto in Italiano. Credo che il 'Giovanni Milano' che vi compare, condottiero inglese di eserciti fiorentini, con affresco di Paolo Uccello nel Duomo di Firenze sia Giovanni Acuto, evidentemente sconosciuto al traduttore. Ma i pomodori descritti ad adornare le tavole della Firenze ai primi del cinquecento, con l'America appena scoperta, come le patate nel Caucaso di li' a pochi anni, siano errori dell'autore (quel Salman Rushdie, autore di 'versetti satanici' che ha fatto sapere di aver impiegato sette anni a scrivere il romanzo, in modo da potersi documentare sulla storia del periodo).
In sintesi, tutti si può' sbagliare (tranne Berlusconi naturalmente) e chiedo perdono.
Roberto
sabato 4 luglio 2009
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