In effetti, per me l'inverno primavera può essere il periodo di lavoro più duro dell'anno e questo è stato il caso che mi ha tenuto lontano dal blog negli ultimi mesi. Questa è stata anche la ragione per la quale mi son perso la vostra compagnia in occasione delle libagioni offerte da Il Giovane. A maggio, nel periodo indicato da Albarosa, dovrei aver tirato fuori, ormai, la testa da sott'acqua.
Grazie per le foto, Gherardo. E i miei voti per un rapido ristabilimento di Viola.
Spero anche che Achab abbia adeguatamente apprezzato le immagini dei fatali cetacei.
Roberto, mi sembra, si è dato al genere dei consigli letterari: vorrei chiedergli una cosa seria, allora.
Io amo Stout, Simenon e Camilleri, i cui eroi sono, in realtà, degli eno-gastronomi prestati all'indagine poliziesca. Dopo aver riletto tre, o quattro volte tutta la loro produzione, negli ultimi anni, mi trovo ora alle prese con questi pesci morti di giallisti svedesi, fissati con la globalizzazione (da veri provinciali) e con i dannati computer; preceduti, a suo tempo da quella femmina infesta, fissata con grulli serial killer, che era la Patricia Cornwell. Roba freddissima e squallidissima, da Mar Baltico. Non solo perché, al massimo, i loro eroi mangiano hamburger (dovete pur pensare che, come alternativa, hanno insalata di aringhe lessate - sono certo che le uova d'aringa le buttano via - , yogurt, e fette di mela ... brrrrrrrrr !): ma perché nei loro romanzi non c'è il minimo di colore locale, di storia, di amore della vita; di Europa continentale e di anni '30-'60.
Ma esiste qualche giallista contemporaneo che tenti di emulare, almeno da lontano, l'ispettore Barnaby?
Mi rivolgo non solo a Roberto, ma a chiunque sia in grado di aiutarmi con qualche indicazione. Ne va della mia salute mentale.
francescob
venerdì 27 marzo 2009
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