domenica 25 gennaio 2009

Buon Dio,

Gherardo. Come sei suscettibile ... . Le foto da te immesse sono impressionanti e testimoniano fedelmente (come credo fosse il tuo intento) delle mostruosità antropologiche che possono essere generate da motivazioni e identità come nazione e religione quando diventano cause "totali" e perdipiù entrano in sinergia tra di loro, come è il caso di una parte sufficiente della popolazione paestinese.
Ho solo fatto osservare che tirare in ballo la Shoah ogni volta che esplode un conflitto in Palestina (come fa l'Autrice statunitense che hai citato) mi sembra francamente eccessivo. Certo, si tratta di un fatto storico di proporzioni tali che (come ha detto un autore russo sui "crimini di Stalin") sembrano addirittura "uscire" dalla Storia (ma che invece continuano a restarci maledettamente dentro) .
Ora, io ho un certo rispetto per la "Storia": e proprio per questo cerco di disturbarla il meno possibile.... . Non tutto ciò che avviene deve essere per forza spiegato con più, o meno verosimili radici antiche: ci sono anche gli orrori che nascono nella contemporaneità (come anche la Shoah, appunto: che non è affatto ricostruibile all'indietro nel tempo, è unica nel XX secolo).
Invocare il precedente della Shoah per mano dei nazisti come un tragico cliché che si ripete ogni volta che agli israeliti e gli israeliani viene fatto un torto mi pare inaccettabile; come quello secondo cui ogni azione dello Stato d'Israele, per quanto possa rendere perplessa l'opinione pubblica mondiale, non può essere definito controverso perché c'è stata la Shoah. Milioni di israeliti, dentro e fuori Israele, del resto, la pensano così. Il conflitto arabo-israeliano (non tutti gli arabi e non tutti gli israeliano pensano che la guerra tra di essi sia inevitabile) è un conflitto tra due diritti sacrosanti, che dal dopoguerra a oggi ha attraversato tappe tragiche, ma non sempre. Da diversi anni è il radicalismo palestinese a creare ostacoli. Ci si domanda, tuttavia, se il muro di Gaza (ad esempio) sia un mezzo razionale di stabilizzare la situazione; oppure, quanto abbia pesato sulla guerra di questo Natale la prospettiva delle elezioni politiche in Israele del 2009. Certo, è importante che in Israele vinca il partito di Sharon e dell'attuale primo ministro: forse una tale vittoria valeva bene questa guerra di successo... . Chissà ... . Quanto alla situazione in campo palestinese, è chiaro che bisognerebbe trovare un modo di staccare la sua base elettorale dalla direzione fanatica di Hamas. Che altra via esiste? Ma cosa c'entra la Shoah con Hamas? Voglio dire: le analogie sono anche troppo facili ... ma io le lascerei, appunto, alle lamentazioni di quella parte degli intellettuali ebrei (del tutto minoritaria, mi pare) che, su di una base di ortodossia religiosa che non si può chiedere di essere condivisa da chi ebreo integralista non è (almeno questo, Gherardo...), vedono nella Shoah il simbolo stesso della stessa presenza degli ebrei sulla terra. Solo questo. L'Autrice statunitense da te citata mi è sembrata appartenere a questa tendenza. Non la capisco, e non la condivido.

Stai bene

francesco

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